La Comunicazione tra Infermiere e Paziente - ECM

La Comunicazione tra Infermiere e Paziente

Comunicazione Infermiere – Paziente: dinamiche psicofisiche

Comunicazione tra Infermiere e Paziente. L’infermiere che assiste una persona in una condizione di fragilità fisica, che è intrinsecamente integrata a quella psichica, si trova a provare emozioni con la persona che cura, in una dimensione di compassione e di empatia.

Ma possono subentrare anche stati d’ansia, per esempio associate alle aspettative del paziente o dei familiari, sentimenti d’impotenza e frustrazione.

Occorre quindi che l’operatore sia consapevole delle dinamiche psicofisiche del paziente, ma altresì delle proprie, per continuare a svolgere la professione in modo deontologico pur conservando una condizione di benessere personale.

L’introspezione e l’autoanalisi dei propri comportamenti, delle proprie cognizioni, delle proprie emozioni nonché dei propri bisogni diventano allora strumenti di crescita personale e professionale.

L’introspezione e l’autoanalisi dei propri comportamenti, delle proprie cognizioni, delle proprie emozioni nonché dei propri bisogni diventano allora strumenti di crescita personale e professionale.

Si aprono così tematiche relative alla relazione tra chi soffre e chi si prende cura del sofferente: nel primo c’è l’aspettativa che qualcuno lo assista, lo curi o lo guarisca; nel secondo albergano le motivazioni all’aiutare, curare ma altresì, là dove funzionalmente e prognosticamene possibile, all’educare, informare e collaborare per far uscire la persona da una dimensione di passività orientando verso l’autonomia. Il nesso tra i due si trova nella relazione d’aiuto.

Cosa si intende per assistenza domiciliare? Come si sviluppa la comunicazione in questo ambiente?

L’organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’assistenza domiciliare come

 “la possibilità di fornire presso il domicilio del paziente quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento del massimo livello di benessere, salute e funzione”.

L’obiettivo è il miglioramento della qualità della vita del paziente e l’umanizzazione del trattamento, in un contesto familiare certamente più idoneo, in particolare per il paziente anziano.

La relazione tra infermiere e assistito avviene in questo caso nell’ambiente domestico, intimo e personale del paziente: questo elemento può essere visto come favorente la relazione poiché l’utente si trova in un luogo per sé familiare e sicuro, e l’infermiere ha la possibilità di conoscere attraverso l’osservazione molte caratteristiche significative per la persona come l’ambiente fisico, socio-familiare, personale, culturale, economico e valoriale del paziente.

Tutti questi aspetti sono preziosi per la comprensione del paziente, delle sue risorse e dei limiti, e quindi anche per la relazione stessa.

La consapevolezza del contesto all’interno del quale si sviluppa la relazione non solo è utile ma è necessaria.

La relazione interpersonale di aiuto

La relazione interpersonale di aiuto è stata descritta rigorosamente da Hildegard Peplau. Diplomata infermiera nel 1931 e successivamente laureata in psicologia interpersonale, ha consolidato un’ampia esperienza professionale, esperienziale e didattica.

Nel suo lavoro Interpersonal Relation in Nursing, invita gli infermieri a utilizzare il rapporto interpersonale nella pratica assistenziale come strumento terapeutico.

“Lo scopo dell’interazione che gli infermieri hanno con i loro assistiti è di erogare prestazioni infermieristiche che contribuiscano al miglioramento della salute e del benessere della persona. Per ottenere questo risultato devono avere una notevole conoscenza dei problemi che le persone possono presentare e vivere nelle specifiche situazioni.

Questi problemi possono essere di natura biologica, ma anche di natura psicosociale e ciò richiede agli infermieri una vasta gamma di conoscenze da applicare nel proprio lavoro, che li renda capaci di osservare e capire la natura dei problemi che i pazienti di volta in volta presentano”.

Centrale al concetto di assistenza infermieristica è la possibilità e la motivazione di poter aiutare.

L’assistenza infermieristica, infatti, è essenzialmente una relazione d’aiuto, i cui obiettivi sono quelli si sostenere, assistere, prendersi cura, informare ed educare.

Promuovere la comunicazione dei processi emotivi del paziente

L’abilità dell’infermiere sta nel creare un ambiente che incoraggi la comunicazione dei processi emotivi, scatenati dall’impatto della malattia, e nel dare al paziente la sensazione di essere ascoltato e compreso.

La malattia, il dolore, la sofferenza sono eventi che ogni persona vive con risorse fisiche e psicologiche soggettive.

A volte sentirsi riconosciuti e compresi può essere sufficiente per ottenere un beneficio emotivo ma anche per attivare le difese corporee e immunitarie a supporto della guarigione.

Gli infermieri non hanno il compito e la formazione per trattare i disturbi emotivi, ma dovrebbero favorirne la comunicazione, la condivisione e sostenere i pazienti e i loro familiari.

In questo senso, grazie alla fiducia e all’alleanza di lavoro con il paziente e i familiari, gli infermieri possono riconoscere la fatica psichica e creare le condizioni relazionali per proporre un supporto psicologico specialistico, oppure far valutare l’opportunità di una terapia farmacologica per eventuali quadri psicopatologici comuni nelle patologie croniche.

Comunicazione, aiuto e bisogno di informazione

L’aiuto può essere fornito sotto forma d’informazione. La mancanza di comprensione e informazioni rappresenta, infatti, una delle principali fonti di stress per il paziente e i familiari. L’obiettivo è quello di fornire informazioni sufficienti per mantenere realistiche le attese sulla malattia e i suoi esiti. L’utilità effettiva, o percepita, dell’informazione dipende da chi la fornisce e da come viene trasmessa.

Se accompagnata al sostegno emotivo, l’informazione viene percepita come più utile: per questo è importante riuscire ad acquisire la capacità di comunicare con il paziente in differenti situazioni, e imparare a valutarne le conoscenze e le aspettative.

Se accompagnata al sostegno emotivo, l’informazione viene percepita come più utile: è importante acquisire la capacità di comunicare con il paziente in differenti situazioni, imparare a valutarne conoscenze e aspettative | #ECM Condividi il Tweet

Le 4 fasi della comunicazione Infermiere – Paziente

La comunicazione tra l’infermiere e la persona assistita si caratterizza da quattro fasi:

  • Orientamento
  • Identificazione
  • Sviluppo
  • Risoluzione

Orientamento

È la fase in cui avviene l’incontro tra infermiere e paziente che influenza, fin dal primo momento, la loro relazione. Questa fase si caratterizza quindi da un lato dalla necessità di presentarsi, conoscersi e iniziare un rapporto che permetta la costruzione di una relazione, dall’altro l’infermiere favorisce nell’altro il riconoscimento reciproco dei ruoli e la decodifica della domanda portata, dell’accettazione (da parte di entrambi) di costruire una relazione assistenziale di aiuto. Per facilitare questa fase è quindi necessario che l’infermiere tenga un atteggiamento di apertura, disponibilità e ascolto attivo e empatico.

Identificazione

È la fase in cui il paziente si affida e si identifica in colui che gli induce sicurezza e protezione di fronte alla minaccia della malattia, sulla base di un rapporto di fiducia che si sta costruendo.

Durante questo momento il paziente tende a identificarsi con l’infermiere, in quanto avverte che può aiutarlo attraverso un chiarimento di aspettative e modalità di comportamento che gli permettono di raggiungere la consapevolezza delle proprie possibilità di superare le difficoltà.

In questa fase l’assistito risponde in modo selettivo nei confronti delle persone che possono aiutarlo, lui stesso inizia a decidere a quale operatore affidarsi, di chi fidarsi; si entra quindi in una fase di relazione fiduciaria vera e propria.

Sviluppo

La fase secondo la Peplau in cui il paziente cerca di trarre l’utilità̀ dai servizi e dalle cure offerte attraverso la relazione d’aiuto. In questa fase il paziente prova a capitalizzare al meglio l’aiuto che gli viene offerto nella relazione terapeutica e inizia attraverso il sostegno dell’infermiere a co-progettare il raggiungimento di alcuni obiettivi avendo maturato la consapevolezza di potersi prendere cura di sé.

Risoluzione

È la fase in cui il paziente diviene sempre più indipendente e capace di soddisfare in autonomia i propri bisogni di salute e pertanto la relazione si avvia alla conclusione. La conclusione del rapporto è un processo significativo e delicato, ma che deve essere pianificato e affrontato gradualmente, per evitare ricadute e sentimenti di abbandono.

È il momento in cui il rapporto terapeutico si conclude e la malattia viene integrata dalla persona come esperienza di vita.

In questa fase la Peplau descrive l’importanza dell’autonomia riacquistata dalla persona assistita con un graduale accompagnamento, da parte dell’infermiere, durante fase del distacco dal servizio

I 6 ruoli dell’infermiere nella comunicazione col paziente

Poiché i pazienti proiettano sugli infermieri delle funzioni necessarie per affrontare il proprio percorso di malattia, Peplau distingue 6 ruoli che l’infermiere viene ad assumere durante il rapporto interpersonale.

Estraneo

La persona assistita incontra un’altra persona (operatore) a essa estranea, con la volontà e la disponibilità a farsi conoscere e a conoscere l’altro con una motivazione a farsi aiutare; è importante che l’infermiere sia libero da preconcetti nei confronti di questa nuova persona, ma mantenga una apertura conoscitiva che permetta all’altro di farsi conoscere per come realmente è.

Sostegno

Questa funzione è di supporto all’altro per meglio comprendere e partecipare al progetto terapeutico e per rispondere in modo adeguato ai dubbi del paziente.

Educatore

Trasmette conoscenze in rapporto a un bisogno o un interesse; l’infermiere conduce il malato a servirsi della propria situazione come occasione di apprendimento.

Leader

In modo democratico e autorevole l’infermiere porta l’assistito a raggiungere gli obiettivi assumendo un ruolo di supervisione e cooperazione, porta avanti il processo di raggiungimento degli scopi attraverso l’interazione (spesso ci si identifica con gli infermieri e si aspetta che essi dirigano la situazione). Compito principale è diretto verso la partecipazione attiva dell’utente.

Sostituto

Le figure di sostituto prendono forma nella mente dell’assistito, quando egli è in una situazione che riattiva sensazioni generate in precedenza (es. figura di attaccamento primario come la madre) e attribuisce all’infermiere una gamma di emozioni che ha già provato in passato.

In queste situazioni l’infermiere decide se e come giocare il ruolo affidatogli, magari dando risposte diverse a situazioni analoghe del passato. Inoltre, talvolta, le condizioni fisiche e/o psichiche della persona assistita impongono la necessità di un aiuto in quelle attività di vita quotidiana che il paziente non è in grado di svolgere da solo (ad es. cura della propria igiene corporea).

Consulente

Principale obiettivo dell’infermiere nella comunicazione con il paziente è quello di aiutarlo a comprendere la sua situazione, affinché l’esperienza possa essere integrata piuttosto che dissociata dalle altre esperienze della vita; aiutare la persona a riconoscere, affrontare, accettare e risolvere i problemi che impediscono la possibilità di vivere felicemente.

I pazienti proiettano sugli #infermieri delle funzioni necessarie per affrontare il proprio percorso di malattia. Peplau distingue 6 ruoli che l’infermiere assume: estraneo, sostegno, educatore, leader, sostituto, consulente | #ECM Condividi il Tweet
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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Infermiere Di Territorio della Dr.ssa Deborah Manfredi “La relazione infermiere-paziente: punto di partenza e d’arrivo della cura”


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