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Antibiotico resistenza, Infermieri di Famiglia e Comunità: come affrontare questa sfida?

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Antibiotico resistenza: un problema in crescita

Antibiotici e antibiotico resistenza. Gli antibiotici rappresentano una delle scoperte più rivoluzionarie nella storia della medicina, per la capacità di prevenire e trattare le infezioni batteriche che un tempo erano letali.

Tuttavia, la crescente resistenza agli antibiotici, che si sta diffondendo rapidamente sia in Italia che in Europa, è una seria minaccia per la salute pubblica, che rende più complesso il trattamento di infezioni facilmente gestibili in passato.

In questo scenario critico, il personale infermieristico, operante sia negli ospedali che sul territorio, assume un ruolo fondamentale. Gli infermieri sono in prima linea nella battaglia contro la resistenza agli antibiotici.

Possono promuovere un utilizzo ponderato di questi farmaci, insegnando ai pazienti le corrette pratiche sanitarie e partecipando attivamente ai programmi di monitoraggio e identificazione e prevenzione delle infezioni resistenti agli antibiotici.

L’apporto dell’infermiere è fondamentale per affrontare una delle sfide più urgenti del nostro tempo: assicurare che gli antibiotici rimangano efficaci per le future generazioni.

Grazie alla loro posizione strategica e al contatto diretto e continuo con i pazienti, gli infermieri giocano un ruolo essenziale nell’educare sulla corretta prassi sanitaria, attuando strategie preventive contribuendo così a contrastare l’antibiotico resistenza.

Raggiungere questi obiettivi richiede un approccio integrato e collaborativo, che valorizzi la sinergia tra tutti i professionisti sanitari coinvolti.

Il crescente problema della resistenza-antimicrobica: origini e implicazioni

La resistenza antimicrobica si verifica quando batteri precedentemente sensibili a un determinato antibiotico sviluppano resistenza. Questo meccanismo è influenzato da una complessa interazione di fattori.

Si va dall’uso eccessivo di antibiotici, alle risposte adattative dei batteri che facilitano la trasmissione dei geni di resistenza.

I fattori chiave che contribuiscono all’ascesa dei batteri resistenti agli antibiotici includono il frequente e spesso inappropriato impiego di antibiotici sia in medicina umana che veterinaria.

L’uso improprio si verifica, ad esempio, quando gli antibiotici sono prescritti per infezioni virali, contro le quali sono inefficaci, o quando vengono utilizzati principi attivi ad ampio spettro anziché trattamenti mirati, aumentando così la pressione di selezione sui batteri e facilitando lo sviluppo e la diffusione delle resistenze.

Interessante notare come, anche le concentrazioni di antibiotici estremamente basse e non letali, possano determinare la selezione e l’arricchimento di batteri resistenti agli antibiotici, spesso a causa di pressioni selettive non letali deboli.

La pressione evolutiva favorisce i batteri resistenti. Questi possono sopravvivere al trattamento antibiotico e proliferare, trasferendo poi i loro geni di resistenza ad altri batteri, anche di specie diverse, tramite meccanismi di trasferimento orizzontale dei geni.

Resistenza agli antibiotici nelle RSA: un problema in crescita

Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica.

Secondo il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “Report on the burden of endemic health care-associated infection worldwide”, le ICA prolungano i periodi di degenza, causano disabilità a lungo termine e sono strettamente legate all’aumento della resistenza agli antibiotici, con impatti negativi sulla mortalità dei pazienti.

Gli studi degli ultimi quarant’anni hanno evidenziato un aumento dei modelli di resistenza agli antibiotici tra i pazienti in queste strutture.

Inoltre, le RSA registrano un alto utilizzo di antibiotici, con una prevalenza annuale che varia dal 47% al 79%, contribuendo all’aumento della resistenza agli antibiotici.

Fattori come il punteggio di attività della vita quotidiana (ADL) e l’uso precedente di antibiotici nei sei mesi antecedenti, sono stati identificati come indicatori chiave per lo sviluppo di infezioni resistenti ai farmaci.

Anche la presenza di dispositivi invasivi, come i cateteri vescicali, e altre variabili organizzative influenzano direttamente il rischio di infezioni da batteri resistenti.

ICA in RSA: infezioni e patogeni più frequenti

L’aumento di patogeni resistenti agli antibiotici nelle RSA rappresenta una sfida significativa, con conseguente aumento di morbilità, mortalità e costi sanitari.

Con l’incremento della popolazione anziana che richiede cure a lungo termine, è urgente adottare strategie efficaci per gestire questa resistenza. Nonostante un crescente interesse, manca ancora un sistema di sorveglianza nazionale consolidato per monitorare le ICA nelle RSA.

Uno studio del 2017 condotto in Italia ha rilevato una prevalenza dell’ICA del 3,9% in 418 strutture di 14 regioni, con 957 casi su 24.132 residenti. Le infezioni più comuni erano quelle respiratorie (36,6%), urinarie (26%), cutanee e delle ferite (15,7%), e gastrointestinali (7,7%).

I patogeni più frequentemente isolati comprendono Escherichia coli (25,7%), Clostridioides difficile (13,4%), Proteus mirabilis (13%), Pseudomonas aeruginosa (7,9%) e Klebsiella pneumoniae (7,5%).

Questi dati sottolineano l’importanza di misure di controllo delle infezioni continue e sistematiche per monitorare l’andamento epidemiologico.

Strategie per contenere l’antibiotico resistenza nelle RSA

Le raccomandazioni della Society for Healthcare Epidemiology of America enfatizzano la necessità di:

  • limitare l’uso degli antibiotici
  • evitare il trattamento della batteriuria asintomatica
  • ridurre l’uso di antibiotici topici
  • migliorare l’igiene delle mani
  • adottare precauzioni di barriera nella cura delle ferite

È fondamentale anche rafforzare la formazione continua del personale infermieristico e medico e intensificare la sorveglianza al momento del ricovero per monitorare la resistenza agli antibiotici.

Tali misure sono cruciali per contenere la resistenza agli antibiotici e garantire la salute e la sicurezza nei contesti di assistenza a lungo termine.

L’articolazione organizzativa di un programma di controllo dell’antibiotico resistenza nelle RSA dovrebbe coinvolgere infermieri di famiglia e comunità (IFeC) appositamente individuati e successivamente formati per agire collettori con le realtà ospedaliere e le Cure Primarie nell’articolazione territoriale.

È essenziale che tali programmi, per essere efficaci, intervengano sull’intera rete dei servizi sanitari e socio-sanitari. Vi sono infatti evidenze significative che solo programmi integrati siano in grado di contrastare efficacemente il rischio di infezioni correlate all’assistenza.

Verso un futuro protetto dalla resistenza agli antibiotici nelle RSA

La lotta contro la resistenza agli antibiotici è una delle sfide più urgenti del nostro tempo. La crescente diffusione di batteri resistenti rappresenta una minaccia significativa per la salute pubblica.

Complicando il trattamento delle infezioni aumentano la morbilità e la mortalità, soprattutto nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA).

Il personale infermieristico svolge un ruolo cruciale in questa battaglia, grazie alla loro posizione strategica e al contatto diretto e continuo con i pazienti.

Gli infermieri possono promuovere l’uso appropriato degli antibiotici, educare i pazienti sulle corrette pratiche sanitarie e partecipare attivamente ai programmi di monitoraggio e prevenzione delle infezioni resistenti agli antibiotici.

Le strategie per contenere la resistenza agli antibiotici nelle RSA devono essere multifattoriali e integrate.

Inoltre, è essenziale rafforzare la formazione continua del personale infermieristico e medico e intensificare la sorveglianza al momento del ricovero per monitorare la resistenza agli antibiotici.

Un programma di controllo dell’antibiotico resistenza nelle RSA dovrebbe coinvolgere Infermieri di Famiglia e Comunità appositamente formati per agire come intermediari con le realtà ospedaliere e le Cure Primarie nell’articolazione territoriale.

Solo attraverso un approccio collaborativo e multidisciplinare sarà possibile contenere la resistenza agli antibiotici, garantendo che questi farmaci cruciali rimangano efficaci per le future generazioni.


Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Infermiere Di Territoio dei Dottori Simone Maranesi e Gaetano Romigi: “La prevenzione e il controllo delle infezioni antibiotico-resistenti”.

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